Giorgio Armani vince il Premio Parete edizione 2020

L’edizione 2020 del premio Parete, il riconoscimento dedicato alla memoria di Ermando Parete, finanziere abruzzese superstite del campo di sterminio di Dachau, ha visto protagonista Giorgio Armani, imprenditore illuminato del nostro tempo, nonché ambasciatore dell’eccellenza italiana nel mondo.

Riportiamo qui di seguito il discorso pronunciato da Armani alla consegna del premio, in quanto rappresenta quel sentimento di appartenenza alla propria terra, di presa di coscienza degli autentici valori della vita e di aspirazione a un bene comune vero e di sostanza, che Mab Solution condivide e promuove come principi fondamentali per la rinascita umana ed economica di questo paese.

Coraggio e memoria, sinonimi di innovazione e futuro.

“Buongiorno a tutti voi. I tempi complessi che stiamo vivendo, mi impediscono di essere lì, accanto a voi. Vi giunga, però, il mio saluto e il mio ringraziamento attraverso questo messaggio per un premio che mi rende orgoglioso e che mi fa pensare. Ermando Parete rappresenta il coraggio e la memoria, qualità fondamentali, soprattutto oggi, che si tende a dimenticare e a voltare spesso lo sguardo altrove di fronte ai problemi e alle ingiustizie. Ma sappiamo bene che senza memoria non può esserci futuro e nemmeno innovazione. Senza ricordo di quello che è stato non si può costruire nulla, perché ci vogliono le fondamenta o tutto crolla. Questo premio mi viene conferito, leggo nelle motivazioni, per la capacità di aver creato un vero brand italiano a livello globale. In effetti è il lavoro di tutta la mia vita, e ne vado fiero. Ma sono anche un convinto sostenitore del sistema Italia, un sistema che va sostenuto, oggi più che mai, e del quale vanno coltivate e difese specificità e unicità. La pandemia in corso è un monito per tutti noi, per rivedere quello che non va, imparando dagli errori. Per immaginare una società meno individualista e, grazie alla conoscenza e alla consapevolezza di quel che è stato, costruire un diverso presente e un futuro migliore. Ma è necessario, comunque, comprendere cosa è superfluo e cosa non è più sostenibile da questo pianeta. Dobbiamo recuperare la qualità, superando l’ossessione della quantità. Proviamo a chiederci che cosa sia necessario avere, cosa vogliamo davvero essere, per lasciare alle future generazioni un mondo più vivibile. È un compito che ci rimette in gioco, che va nutrito di Memoria e di azione. Ora che tutto è virtuale, abbiamo il dovere di coltivare il sentire: quel sentimento collettivo che ci avvicina e unisce, e che ci rende degni di questo dono unico che abbiamo ricevuto, la vita! Grazie”.


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